DICONO DI ME
"Alcune considerazioni disordinate e sparse nella nebbia…
grandi grandissime tele con dentro il mare, nuotatori e nuotatrici che saltano, si tuffano, bagnando tutto attorno, nel mondo fantasmagorico di Lorenzo che si capisce quanto adori il mare, come vorrebbe racchiuderlo, raccontarlo, farcene sentire l’odore…sentire quello che lui prova…l’acqua la libertà dell’acqua…. nelle grandi sculture in cartapesta policroma il secondo mondo prende corpo, si materializza, animali probabili in atteggiamenti o funzioni impossibili… il grande cane, la maialina sexi, il pesce in uno slancio verticale, eppure la mia (oh perbacco) sensazione è che le sculture siano molto più leggere dei quadri… più fluide, nonostante la colla la carta e qualche altra diavoleria segreta che solo l’artista sa… conoscendo Lorenzo, la sua fisicità dolce possente e rassicurante, si può capire anche la sua scultura…"
Alberto Barbadoro
ANTROPOLOGIA ANIMALE di Roberto Rizzente - MILANO 10 gennaio 2011
"Colorato per definizione, l’universo antropomorfo di Amadori attira immediatamente l’attenzione dello spettatore. Tutto, qui, ha l’apparenza del gioco, dalle tonalità squillanti alle forme fumettistiche degli animali, prossime a quelle ludiche dell’infanzia. Ma non bisogna lasciarsi trarre in inganno. Il gioco, in Amadori, non è mai fine a sé stesso, ma si serve di un linguaggio piano e facilmente comprensibile per veicolare un contenuto affatto scontato, che intercetta anzi problematiche di carattere esistenziale e politico, di sicuro interesse per lo spettatore avvertito. «Compito dell’artista è quello di mettere a disposizione della collettività la propria sensibilità individuale. Spetta a lui, con le sue opere scardinare le situazioni correnti». Se, tuttavia, è nella pittura che più risalta l’acredine dell’artista (la pittura è «un cazzotto allo stomaco», per usare le parole di Amadori), nella scultura la denuncia sociale è condotta con garbo, leggerezza, ironia e fantasia. Senza perdere in nulla, per questo, della sua incisività. Basta leggere i titoli delle opere, per rendersene conto: Gli uomini hanno reso i tassi variabili è, con riferimento all’economia, un tasso surreale, il cui posteriore è collegato all’anteriore a fisarmonica; L’importante è distinguersi è, ironicamente, una pecora; mentre le scarpe femminili indossate dal maiale in Perle ai porci ribaltano, in chiave parodistica, il noto messaggio evangelico.
I riferimenti si sprecano, in queste opere singolari. La pop art, innanzitutto. Come non pensare, guardando gli animali di Amadori, a Claes Oldenburg (1929), che già negli anni Sessanta esponeva oggetti di uso comune e quotidiano, ispirati agli status symbol della società dei consumi, come l’hot dog, e riproposti su larga scala. E poi il surrealismo: non si spiegherebbero altrimenti certe combinazioni fantastiche, come il pinguino coi calzettoni (Il pinguino freddoloso), piuttosto che l’utilizzo in chiave ludica di materiali comuni, come lo sgabello ne La giraffa (e la memoria corre al sellino e al manubrio della bicicletta utilizzati nella Testa di toro da Picasso). Ma l’elenco potrebbe continuare, scovando tangenze e insospettate intersezioni con numerosi esponenti del contemporaneo, come Francesco De Molfetta o Bruno Caccia. Bravo, tuttavia, è Lorenzo Amadori a tenere dietro le quinte gli epigoni, attenendosi ad un dettato stilistico nuovo e accattivante, che sa come conquistarsi le simpatie del pubblico senza rinunciare, per questo, alle necessarie esplorazioni contenutistiche e formali, che, sole, possono conferire agli animali esposti lo status di opera d’arte."
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QUANDO IL CANE ASSOMIGLIA AL PADRONE
di FermentiLab
"Tanto più è stretto il legame quanto la somiglianza ci appare sempre più evidente. Così le opere di Lorenzo sembrano lo specchio di questo “grande” uomo; alte, larghe e imponenti, alleggerite dai soggetti che rappresentano. Tutti umili sognatori in un contesto onirico senza confini.
“Quando vidi Lorenzo per la prima volta mi scosse la sua raffinata umiltà; capii fin da subito la straordinaria somiglianza con le sue opere. Non è l’artista travagliato e introverso come l’immaginario collettivo vorrebbe. Al contrario, ironico e brillante con un pizzico di melanconia sono gli stessi ingredienti che ritroviamo nelle sue tele come nelle sue sculture".